Volevo un violino e lo volevo elettrico

Alcuni anni fa, talmente tanti che non ricordo nemmeno perché, decisi di costruire un violino. Non un giocattolo ma uno strumento vero, suonabile, ed elettrico. Il problema era che l’antica arte del fare i violini è cosa che si impara da un mastro liutaio, mica su Internet, e i mastri liutai sono gelosissimi dei loro segreti, anche se questi si riducono alle semplici dimensioni dello strumento. Nemmeno Wikipedia aiutava, quindi ho dovuto chiedere in prestito un violino da copiare.

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Prendere le misure è stato abbastanza facile, scegliere il legno un po’ meno: volevo del ciliegio o del palissandro, ma a prezzi ragionevoli ho trovato solo dell’acero, che è comunque un legno più che dignitoso. Il design invece è stato un casino: il peso non poteva superare di molto quello del violino di partenza. Il guaio di uno strumento solid body è che il legno pesa, e tanto. Quindi, dato che non si poteva farci buchi all’interno, bisognava trovare altri modi per alleggerire: tagliare via più materiale possibile.

Ce n'è da tirare via…

Altra scelta — abbastanza sciagurata, a ragion veduta — è stata di avere solo due parti separate: il manico e la cassa. Il manico è abbastanza impossibile farlo altrimenti, ma magari la cassa si poteva dividere ulteriormente in modo da semplificarne la scultura.

Scalpello a motore!Quasi finito…

A quel punto era solo questione di incollare le due parti, prendere le misure della tastiera — acquistata già pronta da Kappaeffe, è arrivata un po’ alta, ma niente che una mano di fresa da banco non potesse aggiustare — e dare svariate mani di turapori, intercalate da carteggiate di fino, come si deve.

A seguire, dato che la vernice doveva coprire il legno e apparire brillante, è stata l’ora di stendere due o tre mani di fondo bianco e un po’ di vernice a pennello nei punti più difficili.

ImbiancatoRicciolo

La vernice, nelle intenzioni, doveva essere un blu perlato, quel genere di vernice che cambia colore in base all’inclinazione, come quella di certe auto. Peccato che, essendo difficilissima da recuperare, mi sia dovuto accontentare di una vernice lievemente brillantinata, ma non tutto il male viene per nuocere: l’effetto è più che gradevole e la lacca vetrificante, col tempo, ha creato un simpatico effetto craquelure. Purtroppo, per qualche motivo, la lacca non è lucida e liscia al tatto in tutti i punti, e il risultato è un po’ fragile, ma ugualmente molto bello.

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A questo punto era solo questione di aggiungere i dettagli, tipo la tastiera, i piroli, e tutti gli accessori. La tastiera è venuta lievissimamente fuori asse, quando ce ne siamo accorti era già troppo tardi, ma per fortuna non è stato un gravissimo danno.

08_strungSuona sorprendentemente bene, anche se manca quasi del tutto di bassi a causa della mancanza di una cassa di risonanza, ma niente paura: non è un violino elettrico per niente, e l’elettronica aiuterà a colmare le lacune acustiche. Il pickup manca ancora ma sarà una capsula piezo applicata sul ponte. Magari in futuro sperimenterò alternative, ma per ora direi che possiamo fermarci qui e ritenerci soddisfatti [1].

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  1. Il plurale è per via del proprietario delle mani in quella foto più su, che non sono io, ma mio papà che ha fatto una buona metà abbondante del lavoro, soprattutto per via che durante l’ultimo anno e mezzo io non ero a casa ad aiutare. E tante grazie anche al falegname che ci ha gratuitamente prestato i suoi servigi e i suoi attrezzi per i primi tagli.[]

18 commenti

Eh.. ma alla fine ti prendi i meriti..mentre il lavoro l’ha fatto il babbo.. e si vede benissimo nell’ultima foto che non sei tu a suonarlo.. ;P
Ovvero te hai fatto le promesse e basta??? ;D

Francesco Torto dice:

È belliffimo! Cioè, tu un giorno ti sei detto “mo’ costruisco un violino”? E subito dopo (…) l’hai fatto? Stima. Anche di più di quella che nutrivo prima.
Buon anno!

Giorgio DP dice:

CHE FIGATAAA!!! Buon anno Andrea, ti saluto da La Paz (Bolivia)! Quando è che fai di nuovo un salto in Italia? Io torno il 13 di gennaio.

Giorgio DP dice:

Ciao Andrea! Io ritorno il 12 di gennaio in Italia; diciamo che la Bolivia si può definire “La Caotica”… Comunque ti scrivo una mail, così ti racconto un po’.

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