Got a Mac

Grazie soprattutto al decisivo contributo di Loredana, che forse ricorderete come l’unica donatrice del compianto “Give A Mac”, [1] finalmente anch’io ho levato le tende dalle colline erbose [2] e le ho piantate in un frutteto del Trentino, solo gestito da un allevatore di struzzi con un master in Metafisica all’Università di Calcutta. Ma non divaghiamo: mi sono comprato un iMac, uno di quelli nuovi, grande 27” e con quel simpatico processore che si diverte a truffare i suoi utenti facendo finta di avere quattro core più del normale [3]. Questo post, più che a informare voi fedelissimi lettori [4] serve a me per non cadere vittima della mia usuale sindrome da deficit di attenzione. Avete presente il cane di Up quando vede lo scoiattolo, no? Ecco, a me succede coi giocattoli nuovi, e dato che non ho per le mani un computer al passo coi tempi da almeno 8 anni [5], il rischio di venire risucchiato per non meno di una settimana è reale.

Quindi a questo punto ho deciso di segnarmi le cose da fare e farle.

  • Metterlo in condizioni di lavorare include la necessità di due cose come minimo: installare Xcode, Photoshop e relativi amichetti [6].
  • Poi c’è anche da trasformare il leopardo delle nevi in un ambiente di lavoro per normodotati, cioè aggiustare il terminale con SIMBL, TerminalColors e Visor, e riconfigurare i tasti funzione per scopi più nobili che far apparire le previsioni del tempo e l’ora di Cupertino, CA.
  • Immediatamente dopo bisognerà scoprire come sostituire gli Apache, PHP, MySQL, Ruby e tutte cose che vengono apparentemente di default con Mac OS+Xcode, e questo sarà anche il momento per installare Portage e vivere felici.
  • Contestualmente dovrò installare crossdev, generare una toolchain per i686, e installare distcc nel porto, perché dopo oltre cinque anni di onorato servizio un premio se lo merita anche lui.

Poi ci sono altre cose da fare che però non sono immediate.

  • Mettere in funzione Logic, recuperare un numero congruo di microfoni per registrare la batteria, e diventare una rockstar.
  • Verificare la toolchain di default e metterla in condizioni di compilare normalmente C, C++, Qt, e roba di sistema, ché le mie radici [7] non me le sono mica dimenticate.
  • Installare Blender3D, reimparare ad usarlo, e realizzare alcune sciocchezze che ho in mente da un po’.

Sì, insomma, di roba da fare ce n’è, tipo procurarsi un condizionatore da 100m3, perché perfino il vecchio iMac da 21.5” con i3 scalda come l’inferno.

  1. Richard aveva invece donato per il Donate A Drumkit, ma quella l’ho comprata da mo’ anche grazie al generoso prestito a tasso zero di Elena :P[]
  2. … sotto cieli color ruggine, armati di railgun, come diceva il Poeta.[]
  3. L’i7, dotato di quattro core con Hyper-Threading, per chi ne capisce.[]
  4. Siete sempre i soliti quattro stronzi, lo so, e vi voglio bene per questo.[]
  5. Perfino il porto era quasi vecchio quando l’ho comprato ma faceva bene quello per cui mi serviva e quindi andava bene.[]
  6. BWAHAHAHA, FINALMENTE posso programmare e usare programmi di grafica degni senza riavviare! Ok, Xcode fa schifo per quello che non è Objective C, e anche per quello non è che brilli, ma c’è pieno di IDE a questo mondo…[]
  7. Che sono fatte anche di tOfuS.[]

10 commenti

PkerUNO dice:

Ah, ecco – volevo dire che mi è parso di averti donato qualcosa. :P

Comunque congratulazioni! È una bbella bbestia.

ilredeitopi dice:

Non dimenticare una piccola partizioncina per un pinguino piccino piccino…

Comunque guarda Chicken of the VNC (così così) e JollyFastVNC (a pagamento ma usabile ad libitum in trial)

LBreda dice:

Anche il mio processore è truffatore, ma simula solo due core. E non ho trovato nessuno che mi spieghi cosa sia l’hypertrheading in termini che non richiedano di aver già finito il corso di Architetture 2, ma che comunque siano incomprensibili al ragazzino medio delle medie.

Bravo che non dimentichi le origini. [ma hai sbagliato il link a tOfuS]

In pratica è un insieme di tecniche “statistiche” per sfruttare al meglio pipeline e predictive branching. In sostanza Intel da una parte ha studiato a manetta come indovinare meglio quali saranno i risultati delle operazioni in certi stadi della pipeline in modo da prevedere quali saranno le porzioni di codice che verranno eseguite di lì a poco, e dall’altra ha spinto all’estremo, anche in collaborazione con i compilatori, la parallelizzabilità delle operazioni, cioè cerca di inserire in pipeline operazioni non dipendenti le une dalle altre in modo da tenerla il più possibile occupata.

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