Frullatori di vertici
Quand’ero da pochi anni sbarcato oltre la soglia della decade, uscì in edicola un corso a fascicoli che insegnava a fare cose con il PC, dalla grafica e dall’animazione – in 2 e 3 dimensioni – passando per un po’ di musica – o forse quello era un corso precedente per Amiga – fino alla programmazione in C, ufficialmente il tutto finalizzato alla creazione di giochi ma sostanzialmente improntato più che altro per stimolare gli avidi appetiti dei tempi che vedevano emergere i primi 486 e Pentium.
Grazie a quel corso non ho programmato in C per lunghi anni, non ho più usato CA-Cricket Paint – ma nel frattempo avevo conosciuto l’amore della mia vita, Photoshop 2.0 che già mi sembrava di larghe misure superiore perfino al blasonato Corel Paint – e non ho più animato in 2D con Animator fino al funesto approccio a Flash.
Però non ho mai smesso di appassionarmi ad Autodesk 3D Studio che avevo imparato ad usare con la R4 per DOS che richiedeva addirittura una scheda video compatibile VESA – che io pure avevo ma il mio monitor non era sempre d’accordo. Ammetto che buona parte della fascinazione derivava dal nome Autodesk che aveva segnato la mia infanzia sulle ginocchia del babbo mentre guardavo avvicinarsi all’infinito uno Space Shuttle in Autocad 10 che girava sul vecchio 286 con grafica Hercules. Fatto sta che 3D Studio era l’unico pacchetto che ero riuscito a procurarmi (ehm) e avevo perfino comprato un libro. Tutti quei film che uscivano in quel periodo, poi – Jurassic Park in testa – hanno contribuito a non farmi abbandonare il campo prematuramente e quindi ho seguito gli sviluppi del 3D attraverso le versioni R4, MAX, MAX 2, MAX 2.5, MAX 5, 6, 7 fino alla più recente. Insomma.
Qualcuno avrà sentito dire che mi si è fuso il computer grosso – e mannaggia, stavo proprio provando il nuovo finalRender per MAX 9 che era appena uscito. Sebbene abbia modellato con MAX 7 anche col portatile – con discreti risultati considerando che lavoravo in treno col touchpad – ho deciso che non mi andava di riavviare in Windows ogni cinque minuti per giocare due minuti con una bestia di quel calibro. Alla fine mi sono deciso e ho installato il frullatore.
Blender è uno dei più sorprendenti progetti open source degli ultimi tempi. Dopo un avvio come software proprietario è stato donato alla comunità che l’ha adottato e l’ha fatto diventare un pacchetto di grafica 3D dalle straordinarie possibilità, dotato di elevati standard qualitativi e un’interfaccia utente terrificante. Nel 2006 è uscito il primo corto 3D open source – di cui sono disponibili modelli e scene – che rivela molte delle potenzialità del programma. Credo sia in arrivo un secondo corto open ma non ne so molto.
La mia reazione, aprendo blender per la prima volta, è stata di totale smarrimento. Ho provato anche Maya e Softimage nel tempo ma non mi avevano mai dato la stessa sensazione. Blender è diverso e ci vuole un po’ per venirci a patti, ma è vero quello che dicono: “quando capisci come funziona l’interfaccia di blender, cominci a desiderare che tutti gli altri programmi lavorino allo stesso modo“. Ci sono alcune scelte che all’inizio mi sembravano poco sensate ma che poi, ripensandoci, ho capito e trovato intelligenti. La parte di modellazione devo ancora esplorarla del tutto – mi sono fatto il “Noob to Pro” ma si arriva solo fino ad un certo punto – e non ho ancora messo piede nel rendering e nell’animazione ma mi aspetto davvero molto. L’unica cosa è dotarsi di tastierino numerico se si lavora su un portatile – per non parlare del mouse, se non avessi avuto la mia fida Graphire 2 non ne sarei venuto fuori, data la cronica penuria di mouse USB in casa mia.
Insomma, tutto il discorso per dire che in questi giorni di svacco ho cominciato ad imparare blender anche se da domani mi tocca rimettermi a studiare le cose serie.