Cambridge in tre mesi
Tre mesi dopo, comincio ad ingranare col lavoro a Cambridge. Devo dire che ero piuttosto nervoso mentre accettavo la proposta: nonostante la chiacchierata con Alastair e Andy (aka, il colloquio) fosse stata più che piacevole, stavamo comunque parlando di una tra le prime cinque università al mondo per insegnamento e ricerca, senza considerare il fatto che da lì passa la futura élite del Regno Unito, il che può rendere l’aria tossica. Io, esattamente, cosa ci stavo a fare, a Cambridge? [1] Alla fine della fiera, io sono quello che la maestra di italiano lo chiamava dottore perché portava gli occhiali e le magliette col colletto. Quello che, dopo la laurea triennale, era contento di essere riuscito ad iscriversi alla specialistica nonostante la media. Quello che, prima di andare in Erasmus, al dottorato manco ci pensava – era roba da geni, mica da uno che “ottiene risultati se seguito e stimolato”. Ero anche un po’ preoccupato di entrare in un progetto che di musica aveva molto poco – praticamente niente – ma, mi sono detto, sicuramente qualcosa di figo si trova da fare, sulla musica posso sempre tenere un occhio, e poi Cambridge fa sicuro un figurone sul curriculum.
Tre mesi dopo, qualcosa di figo da fare l’ho trovato [2], l’ambiente al Computer Lab è abbastanza rilassato, sto imparando un monte di cose nuove, e mi sto divertendo. Soprattutto, scrivo questo post mentre torno da Edimburgo dove sono stato a Learning@Scale, il che è molto bello perché, dopo essermi concentrato su tecnologie educative per singoli e piccoli gruppi, quindi molta ricerca etnografica e qualitativa, adesso sto lavorando su una piattaforma con più di 20000 studenti, con ampie opportunità di ricerca sia quantitativa che, se me la gioco bene, qualitativa, e di interazione uomo-macchina, che resta il mio interesse principale.
Mi resta anche l’interesse per le arti digitali, e la musica, per cui nei prossimi tempi mi dovrò concentrare sul condensare e pubblicare la tesi su qualche rivista scientifica, perché non mi aspetto che nessuno si legga veramente le mie 250 pagine più allegati. Avevo anche in mente un sacco di altre belle cose, più o meno correlate, che appariranno sul MorphLog quando sarà il momento.
Per ora, va bene così.