La regola del pirata

Diciamo la verità: abbiamo fatto tutti i pirati una volta nella vita, abbiamo scaricato tutti musica o film da Internet, chi più, chi meno, chi lo fa ancora e chi non lo fa più perché ormai con gli Spotify e i Netflix e un lavoro, per quanto pagato demmerda, ci possiamo permettere di fare i bambini grandi e non piratare più le cose. Perché non è solo illegale, ma è anche ingiusto, se vogliamo.

La regola non scritta a cui abbiamo sempre aderito, mentre facevamo i pirati, è che si fa e non si dice. E se lo si deve dire, lo si dice molto sottovoce, tra amici, lontani da dispositivi di registrazione che possono in seguito essere usati contro di noi. C’è una specie di codice d’onore per cui di queste cose si discute di nascosto, perché è immorale e illegale. Soprattutto, non si fa finta di niente perché “tanto io poi queste cose che scarico me le tengo per me, non ci faccio mica soldi” o “ma io lo faccio per la libera diffusione della cultura” o “le cose impossibili da trovare è giusto piratarle”, ché dai, lo sappiamo tutti che sono cazzate. Poi un bel giorno arriva Capitan Fenomeno.

Capitan Fenomeno è un signore, probabilmente un pensionato con un sacco di tempo a disposizione ed una passione sfrenata per l’Hi-Fi e le band oscure degli anni ’70, che ha imparato un pochino di Visual Basic 6 e ha scritto un software rivoluzionario, incredibile, un “Player” che non è solo un player, è “una procedura che unisce un potente archivio dati alla possibilità di ascoltare musica in modo estremamente flessibile“.

Gli archivi sono continuamente implementati attraverso lo scambio di dati tra i vari utenti, con applicazioni dedicate tramite Web.

Tutto ciò che ha caricato l’uno diventa patrimonio dell’altro e viceversa fino a possedere una vera ‘Enciclopedia della Musica’, collegata con una discografia ordinata e pulita che non ha limiti se non quello della capacità dell’ hard-disk.

Stando a Capitan Fenomeno, questo “Player” che non è un Player — “Di player ce ne sono a decine in rete più professionali, con veste grafica più ricercata, privi di bug e che leggono formati lossless più svariati ; non c’era certo bisogno di crearne un’ altro” — è un’applicazione unica, inimitabile, tanto che sfida chiunque a fare le stesse cose con alternative tipo Spotify o lo “squallido YouTube“.

Capitan Fenomeno è così sicuro della capacità del suo software di salvare il mondo degli audiofili dall’egemonia di BigRecords che se ne va in giro per l’Internet a spammare il suo gruppo Facebook (su cui è da lui vietato mettere gli “inutili like“). L’applicazione “richiede un po’ di dimestichezza con il PC” e “Windows 7” — anche se, c’è da dire, qualche intraprendente membro della ciurma è riuscito ad usarlo su Mac tramite macchina virtuale. Capitan Fenomeno e il prode Sugna, sono considerati dagli altri membri dell’equipaggio (se ne contano 9) delle specie di semi-divinità, o “maghi del codice”.

Il giochino funziona così: ci si iscrive al gruppo Facebook, ci si presenta, e si riceve la ramanzina.

Questo è un gruppo un po’ diverso dagli altri gruppi presenti su Fb, Non si punta al numero ma alla qualità.

Se non si condividono gli obiettivi del progetto, non perdete tempo e non lo fate perdere agli altri con chiacchiere inutili non finalizzate allo scopo.

Ogni nuovo iscritto è pregato di chiarirsi le idee attraverso la Documentazione, i Tutorial (nella sezione File) e i Post.

Armatevi di un pò di pazienza e se dopo aver fatto il download troverete delle difficoltà nelle prime operazioni di inserimento del materiale vostro, SCRIVETE, SCRIVETE, SCRIVETE; avrete tutta l’assistenza necessaria per superarle.

Nove iscritti su dieci, dopo i ringraziamenti spariscono dalla scena e rimangono qui solo per fare gli spettatori, mettendo di tanto in tanto qualche inutile “Mi Piace”. Noi li chiamiamo affettuosamente (ma non tanto) i GUARDONI.
Chi non condivide le finalità del gruppo è stato ospite gradito, ma è assolutamente inutile che rimanga qui perchè in questo gruppo per chi non PARTECIPA e CONDIVIDE, non c’è assolutamente niente da guardare e niente da scaricare.

Tra noi, se resterete, vedrete che si stabilirà un rapporto “amicale”, quindi è molto gradito un commento a questo post (non il solito like), con due parole su di voi e la descrizione di cosa vi aspettate dall’ adesione al progetto DBM Player.

Non aspettatevi la pappapronta gratis bella e facile perchè qui non la troverete.
Non aspettatevi i video di YouTube, perchè qui non si postano, ne con la foto della rosa e il caffè, ne senza.

Aspettatevi invece un pò d’impegno iniziale nelle operazioni preliminari per far parte degli utenti effettivi della community.
Aspettatevi inoltre di usare un’applicazione che pur con le sue imperfezioni, tipica di un prodotto ancora da migliorare, vi metterà in condizione di Gestire, Ascoltare e Condividere la MUSICA, come nessun altro che non sia qui può fare.

Buon lavoro e buon ascolto 🎵

P.S. Di Guardoni ce ne sono già a sufficienza in questo gruppo. Non aggiungetevi alla folta schiera.,

Se il nuovo arrivato si prostra, bene, sennò viene malamente invitato ad andarsene per non arricchire le schiere dei “Guardoni”, personaggi spregevolissimi che hanno fatto perdere il suo preziosissimo tempo a Capitan Fenomeno in passato e lui, poverino, è stanco di questa gente che lo delude — cioè che non lo glorifica e ringrazia quindici volte al giorno per avergli mostrato la Luce Splendente come solo col D.B.M. Player si può fare.

Una volta installata, l’applicazione “funziona” per 60 giorni, dopodiché si blocca e bisogna implorare Capitan Fenomeno per avere la password — il che mi riporta alla mente i giorni felici in cui io e il mio amico ci dilettavamo a mandarci gli eseguibili con una protezione da scavalcare a mezzo disassemblatore e debugger. Ricordo con nostalgia che i più semplici da risolvere erano quelli che facevamo proprio con Visual Basic. Ma sto divagando.

Per non incorrere nel blocco entro 60 giorni, e non essere bullizzati come “guardoni”, bisogna effettuare una prima “esportazione”, e poi almeno una al mese per rimanere membri “effettivi”, nonché amichetti di Capitan Fenomeno. Questa “esportazione” consiste nel rippare un album e aggiungerlo al proprio Google Drive, informando l’applicazione della sua esistenza che quindi provvederà a distribuire il link a tutti i membri della setta. L’archivio al momento ammonta a svariate decine di Giga, per un totale di, secondo le ultime statistiche, nove utenti effettivi e 266 guardoni — i guardoni erano molti di più qualche settimana fa, ma Capitan Fenomeno ha avviato delle purghe severissime, e aperto un altro gruppo segretissimo in cui fa entrare solo i suoi amichetti più intimi. Raggiunti i 25-30 utenti effettivi, Capitan Fenomeno chiuderà le iscrizioni perché stima che quel numero sia sufficiente ad acquisire l’intero scibile musicale umano in FLAC in tempo record.

Armato di tutto questo arsenale, Capitan Fenomeno ha da un po’ cominciato a spammare l’Internet a destra e a manca, raccogliendo qualche sparuto consenso, e almeno una risposta sul tono di “senti, va ben tutto, ma mettere qua un link ad un Drive con un file chiamato Musica.rar di dubbia provenienza forse non è una buona idea“. Indefesso, Capitan Fenomeno ha progressivamente alzato il tiro, spammando (e vedendosi cancellato) per ben quattro volte di fila la sua impresa criminale sulla pagina Facebook dell’Associazione di Informatica Musicale Italiana.

Ora, se come me state odorando un acre puzzo di pirateria, oltre all’aroma della proverbiale Montagna di Merda, non vi sbagliate neanche un po’. Prontissimo, però, il buon Capitano ci informa che (grassetti miei)

Come tutti sapranno sui file musicali e non solo esistono normative che tutelano il cosiddetto Diritto d’ autore. La legge in merito non è affatto chiara, ma su un punto non si può equivocare:

Un’ opera della quale non si detengono i diritti non si può pubblicare in rete, ne si può riprodurre in qualsiasi posto di pubblico accesso.

Nel nostro caso da qualsiasi fonte provengano i file musicali, noi non facciamo ne una cosa ne l’ altra quindi dovremmo stare a posto.Il nostro condividere consiste nell’ avere un cloud (Google Drive) dove metteremo il nostro nuovo ” materiale inserito” solo per un per un periodo limitato e ancora da definire.Lo spazio dedicato a questo nel nostro cloud è una cartella denominata “Aggiornamenti DB Musica” lo dovremo condividere (opzioni di condivisioni avanzate) con l’ amministratore del gruppo e con gli altri membri della comunity. Quindi noi non metteremo nulla in rete, ma su uno spazio riservato a noi e ad altri a cui avremo dato il permesso di accedere.E’ quello che sto facendo già io dando link della mia intera discografia con il permesso di accedere a chi ha già fatto almeno un inserimento e relativa esportazione.Lo fanno già milioni di persone e non ci sono stati precedenti in merito.Chiaramente quello che ho detto è solo frutto di una mia interpretazione delle normative, ma presto avrò una consulenza indiretta di un professionista della SIAE che mi darà ulteriori ragguagli.Chi ne sa qualcosa di più e volesse dare un contributo in merito sarebbe bene che intervenisse.

Ah, allora tutto a posto, siamo in una botte di ferro.

Dobbiamo solo buttarci dentro la polvere da sparo e un cerino acceso — se avete orecchie per intendere metafore di dubbio gusto che sembrano invocare un’azione violenta ma esprimono un sottotesto di disturbo civile e assolutamente pacifico. Se poi conoscete un finanziere, sapete cosa fare.

Insomma, buon 2019 :)

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.