Il primo

«Ma è il primo che nasce dalla tua compagnia?»

Eh, sì, sei il primo, e quando tuo zio mi ha detto che ti eri imbarcato l’ho guardato per dieci secondi e giuro che non mi ricordo cosa gli ho risposto — ho solo infilato una buca clamorosa, credo — e non ho più smesso di pensare che sei il primo.

Questo fatto mi ha terrorizzato per lunghe ore e alcuni mesi, non ho voluto sapere niente di te e infine ti ho metabolizzato questa mattina, quando il tuo babbo mi ha avvisato che ti saresti chiamato Alessandro.

Non sei nato in un mondo più strano di quello in cui sono nato io, solo che per noi era più facile giocare a pallone giù in strada. Non so che mondo sarà tra venticinque anni ma tu vedi di crescere lo stesso, vai al parco, impara a correre, studia, conosci il mondo e divertiti.

Sì, insomma, non dimenticarti mai che la tua mamma da bambina passava le estati a bordo di una roulotte.

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