Hijacking di condominio

Mi stavo chiedendo una cosa, qualche tempo fa: ma è davvero così facile ottenere sufficienti informazioni su una persona al punto da potersi far passare per lei in situazioni ufficiali? Me lo chiedevo perché ho visto delle cassette della posta in condizioni indecorose, senza sportellino, con buste indirizzate a un numero incongruo di persone diverse nello stesso appartamento — nell’ordine di dieci nomi diversi in un appartamento che in tre si impazzisce, per dire — persone che probabilmente non hanno idea che fornire il nuovo indirizzo quando ci si trasferisce è una buona idea, specie se ti “dimentichi” di pagare una bolletta e cominciano ad arrivarti lettere su lettere da studi di recupero crediti prima e avvocati poi, le cose montano l’una sull’altra fino a che, tre anni dopo, ti fermano per un controllo per strada e ti portano dritto in tribunale a rispondere di svariate denunce pendenti.

La risposta è: sì, è maledettamente facile. Ieri mi arriva una e-mail indirizzata a me e a decine di altre persone (settantasei, per la precisione, tutte come destinatari, nemmeno in copia carbone) da parte di una persona, presumo facente veci di segretario, riguardo una riunione condominiale tenutasi recentemente in cui si è espressa la volontà di eleggere un nuovo amministratore di condominio. “Si allega lettera di presentazione amministrazione proponente“.

Da bravo cittadino coscienzioso rispondo privatamente a questa persona facendo notare che probabilmente non sono la persona a cui questa e-mail è indirizzata. Scusi — risponde — ma lei non è proprietario dell’appartamento ALTROCOGNOME-FRANCESCHINI nella via tale di una grossa città del nord Italia? No, rispondo io, e la cosa finisce lì.

Alcune ore dopo cominciano a piovere nella mia casella e-mail le risposte degli altri condomini che, furbescamente, hanno schiacciato “rispondi a tutti”, ciascuno con la propria conferma della “volontà cambio amministrazione” — una prece per la povera sintassi italiana a questo punto è doverosa.

Ricapitolando, le informazioni in mio possesso includono:

  • l’indirizzo di almeno un condominio in una grossa città del nord Italia che sta attraversando una transizione amministrativa in questi giorni;
  • l’indirizzo e-mail di 76 persone da cui si possono estrarre molto spesso nome e cognome, e in alcuni casi perfino il probabile luogo di lavoro, essendo molti di questi indirizzi forniti da aziende più o meno private;
  • l’identità del nuovo amministratore di codesto condominio, peraltro correttamente iscritto all’ANACI, inclusa la lista degli istituti di credito a cui si appoggia e il listino prezzi per la sua attività di amministratore.

Tutto questo senza nemmeno aver alzato un dito o fatto una sola ricerca. Le informazioni sono piovute nella mia casella e-mail perché, udite udite, ho un omonimo, e questo omonimo, o il suo interlocutore, non hanno idea di come comunicare o trascrivere un indirizzo e-mail.

Non è il primo caso di scambio di e-mail che mi capita. A volte si tratta di quasi omonimi tipo Franceschin o Franchini o Franceschi o via così, ma in ogni caso sono venuto a conoscenza di informazioni di cui, altrimenti, sarei dovuto rimanere all’oscuro. Se fossi una persona meno onesta, sarei probabilmente molto più ricco di quanto sia ora.

Questo è il genere di persone a cui andrebbe in mano la democrazia diretta attraverso la Rete, sì?

EDIT — Neanche un minuto dopo aver postato questo, mi arriva una e-mail da uno sconosciuto con quattro video allegati di qualcuno che usa un simulatore di volo cabinato. Non solo: riesce anche a stallare l’aereo e presumibilmente uccidersi.

3 commenti

Wow. La storia è interessante, un paio di sbagli da parte dell’autore erano effettivamente evitabili ma avrebbe dovuto pensarci duramente per arrivarci.

Comunque, buon per questi del condominio che non sono un criminale :)

[…] Qualche tempo fa mi chiedevo se fosse davvero così facile ottenere sufficienti informazioni su una persona al punto da potersi far passare per lei in situazioni ufficiali. La risposta, oggi come allora, è ancora: sì, è maledettamente facile. […]

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