Flessibilità 2.0

Quando, verso la quinta itis, si cominciava a dire che le professioni cambiavano velocemente, che bisognava avere una mentalità aperta e che si doveva diventare flessibili, non mi sono iscritto ad un corso di yoga e meditazione zen ma ad ingegneria, dato che comunque già facevo kung-fu.

In un bel momento attorno al 2000 il web cominciava ad abbandonare gli sfondi animati e le stelline che seguono il cursore per diventare finalmente quello che avrebbe dovuto essere, un luogo in cui gli utenti producevano e scambiavano informazioni e contenuti in modo libero, non vincolato e si tenevano in contatto velocemente anche a grande distanza. Poi ti arriva Tim O’Reilly – che per lavoro fa il venditore di parole – che ti inventa una parola nuova e ti spiega cos’è [1]. Ora, pressappoco sappiamo tutti di cosa parliamo con la locuzione Web 2.0 e non credo ci sia bisogno che lo spieghi – anche perché O’Reilly lo fa abbastanza bene, nonostante Sir Timothy John Berners-Lee gliele abbia cantate di santa ragione perché l’aveva inventato prima lui ma non ci aveva mica fatto una collana di libri per la sua casa editrice [2].

Quello su cui riflettevo poc’anzi è il fatto che il web è ormai di fatto 2.0 – soprattutto per una questione di marketing – ma io no. Voglio dire: il mio sito ha su dei contenuti e i miei contatti, il MorphLog di 2.0 ha solo il fatto di essere un blog, non c’è la nuvola di tag, non ha un vero blogroll, non ha il feed di feedburner, non ha i tag di Technorati né il bottoncino per aggiungermi ai preferiti, vengo indicizzato per sbaglio dagli aggregatori sul web, il mio pubblico è composto dai soliti quattro stronzi (vi voglio bene), commento gli altri raramente (anche se devo ammettere che li seguo con un aggregatore), non ho inlink significativi, non ricevo attestati di stima, non vengo citato a buzzo né a proposito e per finire, orrore degli orrori, non metto il widget delle mie foto su flickr. Anche per questo – il non avere un account su flickr – io stesso non sono 2.0, ho un OpenID solo per sbaglio, non ho amici su MySpace (che, come insegna manfroze, l’amicizia oggi è schiacciare un bottone col +), non ho un account su twitter, voglio dire, già permetto al mondo di farsi i cazzi fatti miei, volete pure farveli in tempo reale? Ma poi quale, che il tempo reale per aggiornare un twitter manco ce l’avrei. Il mio contatto più diretto col 2.0 è il Give A Mac in cui sto effettivamente cacciando tutto quel 2.0 che conserva un certo gusto e utilità reale.

Alla fine sono vecchio e appena un po’ più che 1.0, quasi un 1.1-alpha (beta no, che è già troppo 2.0, considerando i precedenti) ma ve la dirò tutta: a me sta benissimo così.

  1. Che se cercate “Tim O’Reilly” su Google, tra l’altro, esce proprio quel pistolotto lì[]
  2. Web 1.0 was all about connecting people” – T. Berners-Lee[]

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