Dubbi legittimi all'ombra del palcoscenico

Per sessant’anni si tenta di costruire un teatro che viene infine completato con una spesa di almeno ventisei milioni di euro – non contando i trentasei tentativi precedenti – e raggiungendo sei anni fa l’obiettivo parziale di abbattere una tra le più vivaci dinamiche sociali cittadine, invise all’allora – ed attuale – amministrazione.

Lo stabile risultante è bianco e rosso all’esterno come i colori della città, rosso e nero all’interno come i colori di una nota squadra di calcio, ospita due sale per un totale di milletrecento posti e si propone trampolino per il rinascimento culturale della città. L’entusiasmo della Gerontoklatura [1] alla serata di inaugurazione è alle stelle e il principale artefice e promotore dello sforzo comunica soddisfatto che l’impresa è riuscita e il risultato appartiene di diritto alla città e a tutti i cittadini.

Ma i consiglieri comunali di opposizione hanno restituito il biglietto invito all’inaugurazione – motivi di gestione della lista degli invitati, dicono – e un centinaio di rappresentati di un movimento che abbraccia oltre metà della cittadinanza si sono recati a protestare contro questo sperpero di denaro pubblico – d’altronde il Teatro Astra aspettava solo un po’ di amore. Visto tutto questo, spiegatemi: di chi è che è il Teatro Città di Vicenza?

  1. lo so che è urendo, ma mi pareva carino ed esaustivo :) []

Un commento

Lordmark dice:

oltretutto all’inaugurazione sono stati chiamati tutti i politici ed industriali possibili, lasciando a casa la quasi totalià delle figure culturali cittadine, come il direttore del conservatorio, i dirigenti delle stagioni concertistiche e teatrali…

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